È successo: SABATO 13 OTTOBRE 2018.
All’insegna del BUON TEATRO!
L’autrice e regista Monique Mazreku ha presentato, con la sua ottima compagnia d’attori, una sua pièce “IO, MEDEA”, che è destinata a farci riflettere in modo profondo su uno dei temi più alienanti e difficili del comportamento deviante: l’uccisione dei figli.
Il tocco di Monique è misurato in modo esemplare, nel rispetto dell’atrocità ed assurdità del delitto, e delle oscure laceranti ferite che portano a violare l’istinto, restando foriere di auto-annientamento per il genitore superstite al crimine commesso.
La madre presentata nel dramma assume uno spessore umano estremo, nell’atto di abbracciare “sentendole” le proprie piccole vittime, segno della lenta inesorabile morte di parti del Sé. Eros e Thanatos si toccano nel rapporto con un ex-marito sordo alle grida di dolore appassionato della sua Medea, alla quale si accosta rigido e come travolto dalla furia e dalla dolcezza irredimibile di un passato perso per sempre, non riconosciuto mentre tutto era ancora possibile.
La ragione e i moti profondi dell’inconscio sono mostrati senza veli nel dipanarsi della tragedia. E noi, spettatori partecipi, sentiamo cadere le barriere del pregiudizio, entriamo oltre le pareti dell’Ospedale Psichiatrico e ascoltiamo come lontana la voce di un Pubblico Ministero che reclama un’oggettiva veridicità giuridica, mentre la stampa chiede pane per i voyeurs che consumano la Cronaca Nera come gossip da bar.
Pietas, empatia: abbiamo seguito senza pensiero né parola possibile lo sguardo della nostra Medea, unica e irrepetibile nello sguardo dell’attrice protagonista, che si guarda dentro mentre aggredisce il mondo per l’ultima volta. Testimone di un destino di fine che scava dentro ognuno di noi, rimanendovi, per sempre.
Giulia Remorino Ibry,
per Human in Progress