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Ricordiamo Liliana ed il suo impegno con Human in Progress pubblicando due articoli che aveva scritto in occasione dei nostri incontri all’Abbazia di Viboldone. Eccoli:

Presentazione del mio ruolo.
Il mio ruolo, oltre che di addetta stampa, è quello di psicologa, basato sull’esperienza con i minori di Lacchiarella e Noviglio, di minori e adulti visti nel mio studio privato e nel mio ruolo di CTP nei casi di separazioni in cui sono coinvolti i minori.
Nella riunione del 25 novembre 2015 si è parlato della convenienza di raccogliere articoli vari e particolarmente significativi oltre che libri relativi all’argomento di cui stiamo parlando da mettere a disposizione di chi voglia consultarli o per essere informato o per scrivere un articolo. E questo è il mio secondo ruolo nell’associazione.
A proposito dell’identità dell’emigrante è interessante la lettura del libro “Il dono nel tempo della crisi” di E. Molinari e P.A. Cavaleri, in cui per dono s’intende primariamente il riconoscimento, quale dono sociale e in cui la sofferenza mentale deriva dalla “carenza qualitativa” dell’esperienza relazionale .
C’è attualmente una nuova visione di identità e cioè identità individualizzata e non più procedente da uno status sociale. Legame tra identità e riconoscimento. Riconoscimento come bisogno vitale umano.(pag 25-26 – 34 si basa su Taylor) L’identità, secondo questa teoria relazionale è dialogica.
Immaginiamo l’immigrato che arriva e non è riconosciuto nella sua identità individualizzata. Se la sua identità è forte potrà resistere finché non viene riconosciuta ma se è debole la sua identità tentennerà.

Presentazione del percorso e della costituzione di Human in Progress.
La nostra associazione è stata costituita il 21 giugno con la firma dal notaio dei tre soci costituenti: Giulia Remorino, Eugenia Baratti e Liliana Chistè.
Gli incontri precedenti iniziati nell’autunno 2015 si possono definire di avvicinamento e ricerca sulla nostra identità rispetto ai valori che ci uniscono ed ai fini specifici dell’ Associazione e cioè:
A. Per quanto riguarda i valori
1. quelli di contribuire al dibattito contemporaneo;
2. in particolare sui temi dell’alterità ( i confini, la legge) e della tutela dell’integrità e identità dell’essere umano e infine
3. la ricerca di realizzazioni concrete di aiuto.
Come primo obiettivo ci si è posto l’aiuto gratuito per un secondo livello di accoglienza ai rifugiati, dopo che altre associazioni si sono occupate di una prima accoglienza. Questo secondo livello consiste in psicoterapia, lezioni di lingua italiana, colloqui di orientamento, assistenza legale possibilmente contatti e sensibilizzazione nelle scuole .
Si è quindi stilata una lista delle persone e/o associazioni da contattare.
In parte questa la scelta è stata motivata dal tema che ci sembrava preminente in questo momento (anche se il diverso può essere l’omosessuale, ecc), ma anche sull’onda del resoconto di G. Remorino su un incontro di un gruppo di psicologi europei – efpa- a Lisbona dove, in particolare si è parlato di rifugiati e di terrorismo e del modo in cui affrontarli.)
Si è affrontato il tema di capire il migrante (175 mila nel 2016 arrivati in Italia): 2 tipi di migrazione: economica e per sfuggire a guerre e persecuzioni (l’asilo è permesso solo in questo secondo caso) hanno una loro storia ed sono portatori di aspetti culturali diversi: la diversa situazione femminile, arroccamento sulla propria cultura e quindi il non rispetto della nostra (ci vogliono indottrinare ), corrono il rischio di essere sfruttati, in quanto poco protetti.
B. Per quanto riguarda i valori:
Si è effettuato un iniziale brainstorming sul concetto di Alterità e dell’atteggiamento nei confronti del diverso. Ne è emerso che l’altro è fonte di arricchimento, permette all’Ego di ridefinirsi e di riconoscersi reciprocamente e infine che l’accoglienza è principio fondamentale di umanità e civiltà.
Si è di volta in volta discusso su fatti di cronache eclatanti o esemplari per quanto riguarda l’integrazione. Ad esempio atti di terrorismo quali il Bataclan di Parigi, degli Stati Uniti come esperienza di multiculturalismo, oppure della legge approvata sulle unioni gay, delle quote di assegnazione agli stati europei non rispettate. E ancora si è discusso sulla proposta di utilizzare le caserme per ospitare i migranti da parte di Report . Infine si è parlato del funzionamento nei centri di accoglienza (non gratuiti) dove, come a isola Capo Rizzuto, erano in mano alla ndrangheta e in cui era coinvolto anche un prete. E ancora i rifugiati bloccati nei paesi dell’Est e la proposta di occupare i migranti in lavori socialmente utili.
Infine in data 15 febbraio 2017 c’è stata la partecipazione di rappresentanti della “ voce del bambino” che si occupa di tutori di minori non accompagnati., il cui arrivo sta aumentando in maniera esponenziale.
In una delle ultime riunioni Federico Lazzaroni ha portato alla nostra attenzione le varie procedure che regolano e condizionano l’approvazione e quindi il rilascio dei visti per l’espatrio verso altri paesi. Si tratta di procedure piuttosto complesse che solo un esperto avvocato può conoscere e informarne i richiedenti. Così L. Lincio parla della sua attività di verifica per i richiedenti asilo in Canada.
Collateralmente si è discusso e si sono prese delle decisioni sulle pratiche necessarie per aprire un sito internet bilingue, sulla preparazione delle tessere e dei volantini e sulla stesura di articoli sull’argomento. E si è pensato ai vari ruoli e competenze ai futuri membri dell’associazione e alla presenza di eventuali simpatizzanti. Questi due filoni si sono sviluppati alternativamente o insieme in tutti i nostri incontri
Faro di riferimento sarà la prossima riunione dell’efpa ad Amsterdam dove la dott.ssa Giulia Remorino presenterà la nostra Associazione e di cui lascio a lei la presentazione .
Laura Lincio si è mostrata particolarmente attiva. Ci ha presentato a Nosedo. Inoltre ha proposto una riunione anche con i simpatizzanti che è stata fissata poi all’abbazia di Viboldone per il 9 giugno.
L’esperienza del Nocetum
Il 7 aprile 2017 c’è stato un incontro presso il Nocetum tra G. Remorino, Laura Lincio e la sottoscritta con l’educatrice Heba (egiziana) e la residente volontaria Marta Campostano, dove noi abbiamo spiegato le nostre caratteristiche e quanto la nostra associazione può offrire gratuitamente mentre loro ci hanno parlato delle attività del centro della Comunità educativa che rappresenta una struttura residenziale per mamme e bambini con meno di 10 anni e l’alloggio per l’autonomia. Sono persone con diverse esperienze di vita: con temporaneo problema economico o/e abitativo oppure persone che provengono da esperienze traumatizzanti, quali violenze, abusi, lutti ed estrema povertà. , Oltre che fornire loro una “casa”, si cerca di offrire loro delle opportunità professionalizzanti e di sviluppo professionale per chi può e vuole poi andare verso l’autonomia. Uno degli ultimi progetti è stato quello della partenza della cucina professionale e del servizio catering da aggiungere alla filiera agro-alimentare.
Si è parlato della difficoltà dell’integrazione e del bisogno di capire la loro storia per poter andare loro incontro. Si è parlato anche della diffidenza nei confronti della psicoterapia per i minori, ma anche questo è un discorso di cultura e di presentazione, oltre che della capacità di dare fiducia. Si è parlato meno delle altre attività volte all’integrazione con il territorio come l’esperienza passata del mater cult per far conoscere la valle dei monaci(teatri e concerti presso cascine, ecc). Ci sono stati degli ulteriori contatti di cui vi parleranno le dirette interessate.
Finalmente altri progetti in corso, di cui parleranno i direttamente interessati. Ricordiamo che gli arrivi di immigranti sul nostro territorio nello scorso anno sono stati 125.000 , mentre i minori non accompagnati hanno raggiunto la quota di 25.000.
Il miglioramento che si vede è che il tempo per il riconoscimento dello status di immigrato è passato da 2 anni a 6 mesi.

Liliana Chisté

I RIFUGIATI COME VENGONO ACCOLTI E PERCEPITI E LA NOSTRA ORGANIZZAZIONE.

Le trasmissioni televisive e gli articoli che parlano degli emigranti e dei rifugiati si susseguono quasi giornalmente, quindi mi limito a ciò che la nostra associazione intende fare e ad un breve riassunto della situazione attuale.
La nostra associazione si occupa di prestare assistenza psicologica e legale ai rifugiati e di praticare un’accoglienza di secondo livello, visto che un’accoglienza di primo livello è già praticata da altre strutture che fanno fronte all’arrivo massiccio di emigranti. In un prossimo articolo verranno presentati piani specifici di questo intervento di secondo livello.
Dal punto di vista legale i rifugiati sono gli emigranti ai quali, dopo avere chiesto asilo, viene riconosciuto lo stato di rifugiato perché fuggono da guerre o da paesi in cui corrono dei pericoli.
Non sono considerati rifugiati coloro che, invece, fuggono dalla miseria. Ma questa linea di confine risulta arbitraria, perché spesso anche molti di questi rischiano di perdere la vita nel loro paese di origine e nel viaggio della speranza verso l’Europa. Infatti, un numero troppo grande di questi muoiono per gli stenti attraversando luoghi non ospitali (deserto, zone di guerra) o durante una fortuita attraversata del Mar Mediterraneo che oggi ci rimanda l’immagine di un cimitero (solo nei primi sei mesi dello scorso anno i deceduti nel Mediterraneo sono stati1839 e nei primi sei mesi dell’anno scorso sono saliti a 2920: vedi “Sette” del 5 agosto 2016).
Per ora il nostro intervento riguarda i rifugiati. Questo non toglie che tutti gli emigranti siano portatori per noi di ricchezza. Questa ricchezza è rappresentata dallo scambio che ci permettono di fare tra orizzonti e culture diverse. Chiusi nel nostro mondo, benché evoluto, si rischia la decadenza, perché la legge dell’entropia (concetto mutuato dalla fisica) non dà scampo.
Non sempre questa ricchezza viene riconosciuta, sia a causa di pregiudizi (possiamo chiamarlo razzismo) sia per delle ragioni concrete. L’articolo di Giovanni Belardelli “L’altro ha due volti difficili da unificare” (Corriere della Sera del 18 settembre 2016) ci mostra come nella nostra mente ci rappresentiamo due facce dell’emigrante che devono essere unificate: “I derelitti in fuga dalla guerra e dalla miseria che vorremmo aiutare, e dall’altra gli stranieri che cerchiamo di respingere perché ne abbiamo timore” (ci portano via il posto di lavoro, la loro religione è inconciliabile con la nostra…)
Questo non significa che non dobbiamo tutti cercare di creare delle condizioni vivibili nei paesi di origine dei migranti. Oggi nell’accoglienza sono coinvolte alcune regioni italiane, (sono previsti 70 rifugiati in ogni provincia, vedi Corriere della Sera del 30 maggio 2016) e alcuni paesi europei. Altri non capiscono e egoisticamente rifiutano di farsi carico delle quote rifugiati a loro assegnate. Il commissario Ue ha reso noto che solo 3056 profughi su 160.000 concordati sono stati ricollocati dalla Grecia e dall’Italia in altri paesi della Ue (Corriere della Sera di giovedì 14 luglio 2016).
Del resto le migrazioni ci sono sempre state e dal nostro paese molti migranti sono partiti per il resto dell’Europa e per l’America, dove hanno subito umiliazioni e lutti (vedi Marcinelle in Belgio), oltre a raggiungere notevoli successi. Queste riflessioni dovrebbero renderci più sensibili al discorso sull’emigrazione e sui bisogni che la inducono.

Liliana Chisté
per Human in Progress

 

Grazie Liliana.