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Sul Corriere milanese in data 19 febbraio 2019, a pagina 1, è comparso un interessante articolo di P. Lio che titola: “Svolta sull’accoglienza”.
Vale la pena di leggerlo per intero, poiché c’è da rimanere agghiacciati.

Vediamo alcune notizie:  Innanzitutto l’uscita del Comune dalla gestione di sette centri d’accoglienza straordinaria che, ormai da cinque anni, ospitavano i richiedenti asilo.

Attualmente vi si trovano 2000 persone le quali, entro la fine d’aprile, vedranno smantellate le strutture di riferimento.

In sostituzione funzionerebbero nel progetto piccoli centri di seconda accoglienza per chi ha regolarizzato la propria posizione giuridica.

Qui l’ospitalità si ridurrebbe a un quarto del numero globale, quindi ci sarebbe spazio per circa 500 persone.

La richiesta di fornire la possibilità di raddoppiare i posti disponibili, non ha ottenuto alcun tipo di risposta dal Governo.

Mentre la gestione dei Migranti milanesi passa in Aprile alla Prefettura, sono moltissimi i richiedenti asilo per motivi umanitari che non riescono a completare le pratiche relative al permesso di soggiorno, semplicemente perché l’ultimo decreto , detto della sicurezza , ha escluso che l’Italia possa accogliere le vittime di reati contro l’Umanità.

Essendosi recentemente espressa la Cassazione circa la non legittimità di un simile provvedimento, si è avuta una Sanatoria che riguarda però i permessi richiesti anni addietro, mentre tutto è fermo per il più recente flusso giunto a Milano.

Questo implica che troveremo in Lombardia diverse migliaia di persone il cui documento provvisorio non vale più e che, private di una identità e di un futuro, verrebbero rinchiuse in famigerati Centri di Raccolta verso un rimpatrio spesso impossibile o ad alto rischio.

Si parla di Centri nel milanese per più di 3000 persone.  Tempo max di permanenza : due anni.

Altri centri o campi di raccolta per il rimpatrio,  Centri Permanenza per il Rimpatrio, stanno tristemente sorgendo ovunque.

Nello stesso tempo l’Assistenza Sanitaria presso questi luoghi viene ridotta dalle 24 ore su 24 a 30 ore settimanali.

I Corsi d’Italiano e di Avviamento al Lavoro, che facevano parte di un progetto costruttivo d’integrazione, si vedono i fondi ridotti e cancellati i nuovi bandi.

Tagliata drasticamente la presenza di personale specializzato nei Centri d’accoglienza.

Fin qui i dati, le notizie, fra cui un 15% sul numero globale dei migranti milanesi costituito da minori non accompagnati, dei quali nulla si sa in termini di gestione futura.

E’ evidente lo scenario assurdo che si viene a delineare.

Centinaia di persone straniere hanno in questi anni trovato in Italia, e a Milano in particolare, un riparo sicuro dagli orrori da cui fuggivano.

Queste persone hanno appreso la nostra lingua, socializzato con noi ed hanno avviato molto spesso studio e lavoro qui.

Inopinatamente cittadini iscritti all’Anagrafe del nostro Comune ora vagano senza possibilità di crescita umana e sociale, potenziali prede di circuiti criminosi, al primo controllo di Polizia passibili di essere tradotti in un Centro di Raccolta da cui non usciranno più, e dove perderanno l’unico documento, l’unica speranza tanto cercata e conquistata a rischio della vita: la Carta d’Identità Italiana.

E’ difficile leggere la Storia mentre la stiamo vivendo, ma chi sta scrivendo conosce molte persone emigrate, ricche della propria cultura, forti della volontà e dell’entusiasmo di rifondarsi la vita.

Sono bambini che aspettano una scuola che non hanno mai potuto avere, giovani che cercano di comunicare valori, storie e di scambiare esperienze con i nostri ragazzi, spesso impigriti dall’avere troppo, ma che possono così seguire l’esempio di chi dal nulla vuole costruire con vigore i propri sogni.

Ci sono donne che cercano uno spazio di dignità mai avuto prima. Sono sguardi, incontri, doni di una umanità che nella differenza ci insegna, ci arricchisce e ci rende migliori.

Una Società si evolve attraverso l’apertura, la crescita e il movimento dei Popoli.

La Storia ha insegnato.  E sempre la Storia, quella recente, insegna che rinchiudere l’Altro, lo Straniero, perché diverso e portatore di messaggi nuovi ed antichi, di passato e di futuro, chiudere via lo scomodo, il non sufficientemente noto, porta la Società all’impoverimento, alla sterilità, fino all’implosione nella barbarie.

Tutto quello che sta accadendo oggi, incredibile frutto di pregiudizio, ignoranza, errore, DEVE portarci ad assumere subito piena coscienza di ciò che stiamo distruggendo, per aprire definitivamente le porte non solo all’Altro ma soprattutto al meglio di ognuno di noi, in una Società Civile di reciproco riconoscimento.
Milano, Febbraio 2019
Giulia Remorino
Presidente di   Human in Progress