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STORIA DI UNA DONNA CORAGGIOSA
AMORE TRAGICO E SFORTUNATO

Le favole d’amore possono trasformarsi in storie dolorose, tristi, inaspettate.
Ho sognato di trovare l’amore della mia vita come tutte le ragazze della mia età.
Avevo 18 anni. Siamo Io e Lui. I nostri sguardi si incrociano, sento le farfalline nello stomaco, imbarazzo, vergogna, nonostante ciò ho il coraggio di sostenere il suo sguardo, nascondo quelle emozioni che mi fanno sentire a disagio.
A quella età non avevo sufficiente autostima, ma in quella situazione ho reagito al suo fascino per rendermi simpatica, attraente e conquistare il mio principe azzurro.
Erano due energie in sintonia. Così iniziò una storia di attrazione, mutuo interesse, voglia di conoscersi e di esplorarsi.
Nei nostri cuori era primavera…sbocciavano fiori.
Desideravamo condividere tutto. Durante la conoscenza era necessario mediare i difetti di entrambi, valorizzare i pregi per rafforzare la relazione di coppia e costruire i futuri pilastri della famiglia.
Per me era importante l’amore, il rispetto, la responsabilità.
Lui mi accontentava in tutto, era così dolce, affettuoso, generoso.
Mi incantava con il suo amore, ero la sua regina. Era estremamente servizievole. Molte volte cucinava, stirava, puliva la casa, perfino mi preparava la sera dei pediluvi fantastici, le critiche erano sconosciute.
Mi sentivo adorata e talmente amata che il mio cuore batteva sempre a mille con le sue attenzioni quasi quasi da Gigolo.
Non ero abituata a sentire un amore così smisurato. Mi chiedevo se fosse vero provare “questo amore” per una persona.
Mi aveva conquistato ed io cominciai a ricambiare nello stesso modo le sue attenzioni nonostante per me fosse difficile manifestare affetto. Nella famiglia mia madre non mi abbracciava mai, non avevo nessuna attenzione nè affetto.
Con Lui vivevo una favola meravigliosa, agli occhi degli altri eravamo una coppia perfetta come tutti avrebbero desiderato essere.
Con il tempo ebbi la possibilità di approfondire la sua vera personalità, influenzata profondamente da un trauma adolescenziale.
I traumi non risolti lasciano ferite aperte piene di siero, che appena tocchi fanno male e se non sono accudite possono lacerare l’anima della persona.
Questi traumi, shock, ferite o difficoltà devono essere gestite con molto tatto. È importante fare un lavoro di introspezione per trovare un equilibrio.
Lui aveva vissuto una brutta esperienza. Si sentiva colpevole della morte della sorella in un incedente con la bicicletta. Lui guidava, era un ragazzino inconsapevole del pericolo che poteva accadere.
Era difficile togliersi quel senso di colpa perché secondo Lui, non aveva valutato il pericolo.
Questa esperienza traumatica così come altre esperienze difficili penso che possano interferire in una sana relazione.
Lui è stato incapace di assolversi di quanto era accaduto. E per alleviare questo peso si rifugiò nell’alcol.
Dopo avermi confidato questa brutta esperienza, gradualmente si sentì prima giustificato, poi compreso ed infine accettato per tutte le conseguenze dei comportamenti di una persona alcolizzata.
All’inizio provai compassione per Lui perché ero innamorata. Era il padre di mio figlio e davanti a tutti eravamo una coppia esemplare.
Dopo che ebbe la mia comprensione poco a poco esagerò apertamente nel consumo dell’alcol. Questo “veleno” invase tutta la favola fino a trasformarla in un film di orrore. E Lui diventò sordo, cieco, muto davanti alle conseguenze.
Disattenzioni, litigi continui, minacce, fino ad arrivare alle aggressioni verbali e fisiche.
Tutto ciò accadeva in casa, fino quando dall’esterno qualcuno si rese conto del mio malessere, mi aprì gli occhi al pericolo ed a reagire alla “falsità della favola”. Quindi per un periodo riuscii a coprire e proteggere questa “finta favola” ma poi mi arresi.
Con tanto dolore, mi feci coraggio per affrontare la realtà di questa relazione malata e decisi di lasciarlo definitivamente. Andai a vivere in un’altro continente con mio figlio.

Soledad Vera