Il moderno clima socio-culturale è caratterizzato da molte contraddizioni interne, specialmente se pensiamo alle notizie riguardanti le minoranze (stranieri, migranti, omosessuali, transessuali, minoranze religiose): da una parte questi gruppi sono sempre più visibili e tutelati, dall’altra invece sono spesso rappresentati dai media, dai social network e anche da esponenti di spicco come pericolosi e dannosi per l’ordine pubblico. Questa è una vera e propria “politica della paura”, che si basa su meccanismi di psicologia sociale molto basilari.
Innanzitutto evidenziare le problematiche di un gruppo di minoranza permette molte volte di raccogliere tutte le problematiche e vederle al di fuori di sé: ad esempio le incertezze della famiglia tradizionale possono ricercarsi nelle nuove famiglie omosessuali, la mancanza di lavoro è imputabile agli stranieri che occupano sempre di più il mercato, i migranti tolgono sempre più spazio ai servizi del cittadino italiano. Queste generalizzazioni portano a individuare una precisa causa per un disagio, che è creato da un gruppo esterno.
Inoltre massimizzare gli aspetti paurosi di una minoranza minimizzando i lati più rassicuranti aiuta a creare una grande coesione di un gruppo interno: uniti per degli ideali contro altre persone, il gruppo si fa unito, ben organizzato, pronto ad agire in maniera decisa.
Insomma, aumentare l’insicurezza a livello sociale può essere un modo per incrementare la paura, e questa fa in modo che le persone possano rivolgersi a organizzazioni che si mostrino potenti e protettive. Spargere la paura è un modo molto efficace di creare consensi, di rendersi agli occhi degli altri delle soluzioni possibili per la nostra incolumità.
Categorizzare a livello sociale significa decidere cosa è normale e cosa è diverso, e il diverso può essere visto con sospetto, con apprensione e con timore. Lo scenario sociale diventa quindi più un campo di battaglia con eserciti schierati, senza pensare ad una cooperazione o a un giusto modo per affrontare i temi caldi della situazione.
Per chi ama le serie televisive consiglio sull’argomento l’ultima stagione di American Horror Story, chiamata Cult. Certo, il tema è horror e di sangue e morti di cattivo gusto se ne vedono, ma ben descrive come un leader usi la paura di un gruppo a scopo di controllo sociale. Prendendo un’altra fonte ben più colta e interessante, Umberto Eco nel suo romanzo più famoso scrive che “nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui”.
Dott. Marco Aldegheri