Dal Socio Dott. Marco Aldegheri:
A breve nelle sale italiane uscirà Boy Erased – Vite cancellate, pellicola che include nel suo cast Nicole Kidman e Russell Crowe. Il film parla della storia vera di una ragazzo omosessuale che, dopo il coming out in famiglia a 19 anni, viene spedito dai genitori in un centro dedicato alla terapia di conversione, cioè la pratica psicoterapeutica che in passato asseriva di poter cambiare l’orientamento omosessuale dei pazienti. Su youtube sono presenti anche numerose interviste al vero protagonista della storia, unitamente a una mamma pentita che spiega le motivazioni che l’hanno spinta a una scelta così radicale e disperata.
Introduco l’articolo con questo film non per fare della propaganda cinematografica, ma per soffermarmi a pensare come ancora oggi, nonostante i diritti ottenuti dalla popolazione LGBT (per chi non lo sapesse, acronimo di Lesbo-Gay-Bisex-Trans) il tema della non-accettazione di orientamenti sessuali differenti da quello eterosessuale sia molto presente. Non accettazione che può avvenire anche proprio dalla persona stessa: in molti ambiti si scoprono persone che sanno della loro inclinazione, ma preferiscono per un discorso sociale investire su una “bugia”, mostrandosi quindi come eterosessuali. Episodi che sembravano appartenere al passato (matrimoni combinati per nascondere tendenze sessuali, relazioni sessuali consumate per dissolvere dubbi a livello sociale, passioni vissute solo di nascosto) purtroppo sono presenti nella vita delle persone che incontriamo, sia a livello umano, che professionale (parlando da clinico).
Anche i giovani, che rappresentano la speranze del futuro, spesso rappresentano la contraddizione interna della società su questa questione: da una parte per loro è ormai sempre più comune vedere e accettare coppie non tradizionali, dall’altra insulti omofobi sono usati con leggerezza tra pari, senza neanche rendersi conto che certi appellativi possono far male e possono far tenere nascosta una persona.
Come detto, anche l’intera società sembra spaccata: ormai la stragrande maggioranza della popolazione vede in televisione, sui social e su altri canali persone omosessuali, bisessuali o transessuali, personaggi seguiti, amati e ben considerati. La cosa può essere diversa se invece è di questi orientamenti una persona vicina (compagno di classe, amico, parente): entrando nelle scuola si nota sempre più questa visione a metà, dove a seconda delle occasioni l’altro può o non può essere considerato diverso e da tenere alla larga.
Il discorso potrebbe essere molto ampio, ma vuole convergere su un punto fermo: l’accettazione di una diversità deve essere totale, non parziale o miope. Discorsi del tipo: “ non ho niente con i trans, però che stiano a casa loro”, “ho tanti amici omosessuali, ma se lo fosse mio figlio morirei”, “ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma a casa sua, non posso mica vedere due uomini al ristorante” sono delle fastidiose vie di mezzo che spesso appaiono morbide e più accettate e accettabili dalla società, ma in verità accrescono ancora di più il senso di vergogna e non appartenenza.
E’ compito di ognuno combattere contro queste visioni: non un “beh, almeno non è apertamente omofobo o transfobico” ma un “è un ragionamento che non tiene: rivedilo!”