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A Cura della Socia Paola Ghezzi.

La cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è conclusa e la sottoscrizione di 17 nuovi decreti da parte del neo presidente lascia individuare con una certa nitidezza la strada che gli Stati Uniti intendono seguire nei prossimi anni.
Si potrebbe pensare che la presidenza Trump sia già un polveroso ricordo e che i fatti del 6 gennaio fossero niente più che un’iniziativa folkloristica da parte di alcuni esagitati.
Eppure, forse proprio i fatti del 6 gennaio gettano una luce molto diversa sia sui quattro anni che li hanno preceduti, sia su quelle che possono essere le future incognite e aspettative della vita politica americana e, di riflesso, della situazione politica mondiale.
A questo riguardo, una prospettiva stimolante è forse offerta da Timothy Snyder, professore di Storia all ’Università di Yale, che solo un paio di giorni dopo l’assalto al Campidoglio ha pubblicato un interessante editoriale sul New York Times.
Nelle parole di Snyder si scorgono molteplici spunti di riflessione, che vogliamo sottoporre alla libertà di valutazione e al diritto di critica di chi si trovi a consultare il sito di Human in Progress.
Si riportano quindi una selezione di brani (con nostra traduzione in italiano) estratti dall’ editoriale del professor Snyder, la cui versione integrale si potrà reperire al seguente link: https://www.nytimes.com/2021/01/09/magazine/trump-coup.html.
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Quando Donald Trump si è fermato davanti ai suoi seguaci il 6 gennaio e li ha esortati a marciare sul Campidoglio degli Stati Uniti, stava facendo quello che aveva sempre fatto. Non ha mai preso sul serio la democrazia elettorale né ha accettato la legittimità della sua versione americana.
Anche quando aveva vinto, nel 2016, aveva insistito sul fatto che le elezioni fossero fraudolente – che milioni di voti falsi erano stati espressi per il suo avversario. Nel 2020, nella consapevolezza che stava inseguendo Joseph R. Biden nei sondaggi, ha trascorso mesi sostenendo che le elezioni presidenziali sarebbero state truccate e segnalando che non avrebbe accettato i risultati a lui sfavorevoli. Il giorno delle elezioni affermò erroneamente di aver vinto e poi rafforzò costantemente la sua retorica: con il tempo, la sua vittoria divenne una frana storica e le varie cospirazioni che la negavano sempre più sofisticate e implausibili.
La gente gli credeva, il che non è affatto sorprendente. Ci vuole un’enorme quantità di lavoro per educare i cittadini a resistere alla potente spinta di credere a ciò in cui già credono, o a ciò in cui gli altri intorno a loro credono, o a ciò che darebbe senso alle loro scelte precedenti. Platone notò un rischio particolare per i tiranni: che alla fine sarebbero stati circondati da yes-men e facilitatori. Aristotele temeva che, in una democrazia, un demagogo ricco e talentuoso potesse troppo facilmente padroneggiare le menti della popolazione. Consapevoli di questi rischi e di altri, gli estensori della Costituzione hanno istituito un sistema di controlli ed equilibri. Il punto non era semplicemente quello di garantire che nessun ramo del governo dominasse gli altri, ma anche di assicurare nelle istituzioni diversi punti di vista.
In questo senso, la responsabilità della spinta di Trump a rovesciare un’elezione deve essere condivisa da un gran numero di membri repubblicani del Congresso. Piuttosto che contraddire Trump fin dall’inizio, hanno permesso alla sua narrativa elettorale di prosperare.
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La post-verità è pre-fascismo e Trump è stato il nostro presidente post-verità. Quando rinunciamo alla verità, concediamo il potere a coloro che hanno la ricchezza e il carisma di creare spettacolo al suo posto. Senza un accordo su alcuni fatti fondamentali, i cittadini non possono formare la società civile che consentirebbe loro di difendersi. Se perdiamo le istituzioni che generano fatti a noi attinenti, allora tendiamo a sguazzare in astrazioni attraenti e finzioni. La verità si difende particolarmente male quando la stessa scarseggia e l’era di Trump – come l’era di Vladimir Putin in Russia – è un’era di declino delle notizie locali. I social media non sono un sostituto: potenziano le abitudini mentali con cui cerchiamo stimoli emotivi e comfort, il che significa perdere la distinzione tra ciò che si sente vero e ciò che è realmente vero.
[ndt: la crisi che negli ultimi anni ha colpito la stampa locale negli Usa è stata illustrata da questa inchiesta pubblicata su cnbc.com nel 2019: Local news struggles in East Bay, near Silicon Valley (cnbc.com)]
La post-verità logora lo Stato di diritto e invita a un regime di mito. Negli ultimi quattro anni, gli studiosi hanno discusso la legittimità e il valore di invocare il fascismo in riferimento alla propaganda trumpiana. Una posizione comoda è stata quella di etichettare qualsiasi sforzo (in tal senso, ndt) come un paragone diretto e quindi di trattare tali confronti come tabù. Più produttivamente, il filosofo Jason Stanley ha trattato il fascismo come un fenomeno, come una serie di modelli che possono essere osservati non solo nell’Europa tra le due guerre, ma al di là di essa.
A mio parere, una maggiore conoscenza del passato, fascista o meno, ci consente di notare e concettualizzare elementi del presente che altrimenti potremmo ignorare e pensare più in generale alle possibilità future. A ottobre mi è stato chiaro che il comportamento di Trump preannunciava un colpo di Stato, e l’ho detto a stampa (l’ho reso pubblico a mezzo della stampa, ndt); questo non perché il presente ripete il passato, ma perché il passato illumina il presente.
Come i leader storici fascisti, Trump si è presentato come l’unica fonte di verità. Il suo uso del termine “fake news” riecheggiava lo striscio nazista Lügenpresse (“stampa bugiarda”); come i nazisti, si riferiva ai giornalisti come “nemici del popolo”. Come Adolf Hitler, è salito al potere in un momento in cui la stampa convenzionale aveva incassato un colpo duro (ndt: si veda quanto detto più sopra sulla crisi della stampa locale); la crisi finanziaria del 2008 ha fatto ai giornali americani ciò che la Grande Depressione ha fatto a quelli tedeschi. I nazisti pensavano di poter usare la radio per sostituire il vecchio pluralismo del giornale; Trump ha cercato di fare lo stesso con Twitter.
Grazie alla capacità tecnologica e al talento personale, Donald Trump ha mentito a un ritmo forse ineguagliato da qualsiasi altro leader della storia. Per la maggior parte si trattava di piccole menzogne, e il loro effetto principale era cumulativo. Credere a tutte significava accettare l’autorità di un solo uomo, perché credere a tutte significava non credere a tutto il resto. Una volta stabilita tale autorità personale, il presidente poteva trattare tutti gli altri come bugiardi; aveva anche il potere di trasformare qualcuno da un consulente di fiducia in un mascalzone disonesto con un solo tweet. Eppure, finché non è stato in grado di sostenere con forza una bugia davvero grande, una fantasia che ha creato una realtà alternativa in cui le persone potevano vivere e morire, il suo prefascismo non era all’altezza di sé stesso.
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Un grande “falso storico” analizzato da Hanna Arendt è la spiegazione data da Stalin della fame nell’Ucraina sovietica nel 1932-33. Lo stato aveva collettivizzato l’agricoltura, quindi applicato una serie di misure punitive all’Ucraina che assicuravano la morte a milioni di persone. Eppure la linea ufficiale era che gli affamati erano provocatori, agenti delle potenze occidentali che odiavano così tanto il socialismo da uccidere loro stessi. Una finzione ancora più grande, nel racconto di Arendt, è l’antisemitismo hitleriano: le affermazioni secondo cui gli ebrei gestivano il mondo, gli ebrei erano responsabili di idee che avvelenavano le menti tedesche, gli ebrei pugnalavano la Germania alle spalle durante la prima guerra mondiale. Intrigante, Arendt pensava che le grandi bugie funzionassero solo in menti solitarie; la loro coerenza sostituisce l’esperienza e la compagnia.
Nel novembre 2020, raggiungendo milioni di menti sole attraverso i social media, Trump ha raccontato una bugia pericolosamente ambiziosa: di aver vinto un’elezione che di fatto aveva perso. Questa bugia era grande sotto ogni aspetto: non grande come “gli ebrei gestiscono il mondo”, ma abbastanza grande. Il significato della questione in esame era grande: il diritto di governare il paese più potente del mondo e l’efficacia e l’affidabilità delle sue procedure di successione. Il livello di menzogna era profondo. L’affermazione non era solo sbagliata, ma era anche fatta in malafede, tra fonti inaffidabili. Sfidava non solo le prove ma la logica: come avrebbe potuto (e perché avrebbe dovuto) un’elezione essere truccata contro un presidente repubblicano ma non contro senatori e rappresentanti repubblicani? Trump ha dovuto parlare, assurdamente, di un’elezione “truccata (per il presidente) “.
La forza di una grande menzogna risiede nel fatto che richiede che molte altre cose debbano essere credute o non credute. Per dare un senso a un mondo in cui sono state rubate le elezioni presidenziali del 2020 è necessaria la sfiducia non solo verso i giornalisti e gli esperti, ma anche nelle istituzioni governative locali, statali e federali, nei sondaggisti e nei funzionari eletti, nella Sicurezza Nazionale e fino alla Corte Suprema. Porta con sé, necessariamente, una teoria del complotto: immaginate tutte le persone che devono essere state coinvolte in un complotto del genere e tutte le persone che avrebbero dovuto lavorare sull’ insabbiamento.
La finzione elettorale di Trump galleggia libera dalla realtà verificabile. Essa è difesa non tanto dai fatti quanto dalle affermazioni secondo cui qualcun altro ha fatto alcune affermazioni. La sensazione è che qualcosa deve essere sbagliato perché lo sento sbagliato, e so che gli altri provano la stessa sensazione. Quando leader politici come Ted Cruz o Jim Jordan parlavano così, intendevano dire: Credete alle mie bugie, il che mi costringe a ripeterle. I social media forniscono un’infinità di prove apparenti per qualsiasi convinzione, in particolare quella che apparentemente appartiene a un presidente.
[n.d.t.: Jim Jordan e Ted Cruz sono senatori repubblicani: Sarà Ted Cruz a guidare i repubblicani ‘golpisti’ che si oppongono all’elezione di Biden | Globalist]
In superficie, una teoria del complotto fa sembrare forte la sua vittima: vede Trump resistere ai democratici, ai repubblicani, allo Stato Profondo, ai pedofili, ai satanisti. Più profondamente, tuttavia, inverte la posizione dei forti e dei deboli. L’attenzione di Trump su presunte “irregolarità” e “Stati contesi” si riduce alle città in cui i neri vivono e votano. In fondo, la fantasia della frode è quella di un crimine commesso dai neri contro i bianchi.
Non è solo che le frodi elettorali degli afroamericani contro Donald Trump non sono mai avvenute. È che è esattamente l’opposto di quello che è successo, nel 2020 e in ogni elezione americana. Come sempre, i neri aspettavano più a lungo di altri di votare ed erano più propensi ad avere i loro voti contestati. Avevano maggiori probabilità di soffrire o morire di Covid-19 e meno probabilità di essere in grado di prendersi del tempo lontano dal lavoro. La protezione storica del loro diritto di voto è stata rimossa dalla sentenza della Corte Suprema del 2013 in Shelby County v. Holder, e gli stati si sono affrettati ad approvare misure di un tipo che storicamente riducono il voto da parte dei poveri e delle comunità di colore.
[n.d.t.: https://it.wikipedia.org/wiki/Shelby_County_v._Holder
Per approfondire:
http://www.nomos-leattualitaneldiritto.it/wp-content/uploads/2015/10/Stati-Uniti-22015.pdf]
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Nell’ultimo mezzo secolo, dopo il Civil Rights Act, i repubblicani sono diventati un partito prevalentemente bianco interessato – come ha dichiarato apertamente Trump – a mantenere il numero di elettori, e in particolare il numero di elettori neri, il più basso possibile. Eppure il filo conduttore rimane. Guardando i suprematisti bianchi tra la gente che assaltava il Campidoglio, era facile cedere alla sensazione che qualcosa di puro fosse stato violato. Potrebbe essere meglio vedere l’episodio come parte di una lunga discussione americana su chi merita rappresentanza.
[ n.d.t.: https://it.wikipedia.org/wiki/Civil_Rights_Act_(1964)]
I democratici, oggi, sono diventati una coalizione, che fa meglio dei repubblicani con elettori femminili e non bianchi e raccoglie voti sia dai sindacati che da coloro che hanno ricevuto una istruzione universitaria. Eppure non è del tutto giusto contrapporre questa coalizione a un partito repubblicano monolitico. In questo momento, il Partito Repubblicano è una coalizione di due tipi di persone: quelle che farebbero il gioco del sistema (la maggior parte dei politici, alcuni degli elettori) e coloro che sognano di romperlo (alcuni dei politici, molti degli elettori). Nel gennaio 2021, questo era visibile come la differenza tra quei repubblicani che difendevano l’attuale sistema con la motivazione che li favoriva e coloro che cercavano di sovvertirlo.
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Trump era diverso da altri “breaker” (ndt: il significato nel senso del testo si ritiene sia quello di “sovvertitore del sistema”) in quanto sembrava non avere ideologia. La sua obiezione alle istituzioni era che avrebbero potuto vincolarlo personalmente. Egli intendeva rompere il sistema per servirsi da solo, ed è in parte per questo che ha fallito. Trump è un politico carismatico e ispira devozione non solo tra gli elettori ma tra un numero sorprendente di legislatori, ma non ha una visione più grande di lui o di ciò che i suoi ammiratori proiettano su di lui. Da questo punto di vista il suo pre-fascismo non è stato all’altezza del fascismo: la sua visione non è mai andata oltre uno specchio. È arrivato a una bugia davvero grande non partendo da una sua visione del mondo, ma dalla realtà che potrebbe perdere qualcosa.
Eppure Trump non ha mai preparato un colpo decisivo.(…) Trump potrebbe far credere ad alcuni elettori di aver vinto le elezioni del 2020, ma non è stato in grado di portarsi dietro le istituzioni con la sua grande bugia. E poteva portare i suoi sostenitori a Washington e mandarli ad assaltare il Campidoglio, ma nessuno sembrava avere un’idea molto chiara di come avrebbe funzionato o cosa avrebbero realizzato con la loro presenza. È difficile pensare a un momento di insurrezione paragonabile, quando è stato sequestrato un edificio di grande importanza, che ha comportato così tanto trambusto.
La bugia sopravvive al bugiardo. L’idea che la Germania perse la prima guerra mondiale nel 1918 a causa di una “pugnalata alla schiena” ebraica aveva 15 anni quando Hitler salì al potere. Come funzionerà il mito della vittimizzazione di Trump nella vita americana tra 15 anni? E a chi beneficia?
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Il tentativo di colpo di Stato di Trump del 2020-21, come altri tentativi falliti di colpo di Stato, è un avvertimento per chi ha a cuore lo Stato di diritto e una lezione per chi invece non se ne cura. Il suo pre-fascismo ha rivelato una possibilità per la politica americana. Perché un golpe funzioni nel 2024, i “breakers” richiederanno qualcosa che Trump non ha mai avuto: una minoranza arrabbiata, organizzata per violenza a livello nazionale, pronta ad aggiungere intimidazioni alle elezioni. Quattro anni di amplificazione di una grande bugia potrebbero far loro questo. Affermare che l’altra parte ha rubato un’elezione significa promettere di rubarne una da soli. È anche affermare che l’altra parte merita di essere punita.
Osservatori informati all’interno e all’esterno del governo concordano sul fatto che il suprematismo bianco di destra è la più grande minaccia terroristica per gli Stati Uniti. Le vendite di armi nel 2020 hanno raggiunto un livello sorprendente. La storia dimostra che la violenza politica si manifesta come conseguenza quando leader di spicco dei principali partiti politici abbracciano apertamente la paranoia.
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È molto probabile che l’amministrazione Biden-Harris avrà i primi mesi più facili del previsto; forse l’ostruzionismo darà il posto, almeno tra pochi repubblicani e per un breve periodo, a un momento di autocritica. I politici che vogliono che il trumpismo finisca ha una semplice via da seguire: dite la verità sulle elezioni.
L’America non sopravviverà alla grande menzogna solo perché un bugiardo è separato dal potere. Avrà bisogno di una ripluralizzazione ponderata dei media e di un impegno per i fatti come bene pubblico. Il razzismo strutturato in ogni aspetto del tentativo di colpo di Stato è un appello a tenere conto della nostra storia. Una seria attenzione al passato ci aiuta a vedere i rischi, ma suggerisce anche possibilità future. Non possiamo essere una repubblica democratica se raccontiamo bugie sulla razza, grandi o piccole. Democrazia non significa minimizzare il voto né ignorarlo, né giocare né rompere un sistema, ma accettare l’uguaglianza degli altri, guardare le loro voci e contare i loro voti.