È mio desiderio scrivere un articolo sul Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona. Premessa: produco questo scritto prima che la manifestazione abbia luogo, quindi al momento della stesura non so come effettivamente andrà (l’eco mediatica, le modalità di manifestazione e di chi manifesterà contro, la numerosità delle partecipazioni). Ma, pur senza poter prevedere l’andamento, l’evento colpisce innanzitutto per quanto sia “anti”: antiabortista, antifemminista, anti- LGBTQI.* Non voglio trattare di altri fattori interessanti (le adesioni politiche, la pubblicità a livello visivo con determinati contenuti, il fatto che il gruppo alla base dell’organizzazione è stato classificato come “gruppo d’odio” dalla Southern Poverty Law Center, organizzazione legale americana riconosciuta a livello internazionale che si occupa di tutela dei diritti), ma avrei voluto parlare di come sia possibile che delle persone possano scendere in piazza per promuovere un proprio ideale, ma anche per contrastarne un altro. Che di per sé non c’è nulla di male: se io credo in un valore non nocivo verso nessuno e mi impongono qualcosa che mi nuoce, perché non dirlo a chiara voce? Porto il focus sulla questione LGBTQI: la questione si fa un poco più complicata per quanto riguarda le unioni non eterosessuali. Ha senso scendere in piazza per chiedere ad alta voce che delle persone non possano godere di diritti minimi?
Mi arrovellavo sulla questione, riflettendo su come impostare l’articolo, ma più pensavo più vedevo uno scoglio: quando sento certe dichiarazioni sono intimamente convinto che in realtà sia tutto uno scherzo, che non è possibile che ci sia così chiusura. Ma, ad essere onesto, il mio tormento non è durato molto: mi sono concesso un bello spettacolo alla Scala, dove mi sono goduto la Cenerentola di Rossini, compositore che prediligo. Conosciamo tutti la storia: con qualche modifica dalla fiaba o dal classico Disney, ma la sostanza è quella. Sono affascinato dalla musica, mi godo le interpretazioni vocali e le scenografie, ma quando le sorellastre vessano in ogni modo Cenerentola mi pongo un interrogativo infantile: ma perché la trattano così male? Perché sono così cattive? Come fanno ad essere così convinte delle loro spregevoli azioni?
Ed ecco che ripenso al Congresso delle Famiglie: la sensazione è esattamente la stessa di un bambino che sente la storia o che vede il classico Disney, e si adira per davvero quando la bellissima protagonista è crudelmente esposta a ogni tipo di vessazione.
Mi documento un po’: esistono centinaia di versioni della fiaba di Cenerentola, alcune popolari altre trascritte, e sembra originarsi da un racconto dell’antico Egitto, dove Rodopi, cortigiana di successo e di origine tracia, è vessata dalle schiave del padrone, a causa del suo status di straniera e della sua carnagione chiara. Rodopi/Cenerentola è, insomma, una diversa. Se pensiamo anche alle successive versioni, questo salta all’occhio: non si sa bene perché ce l’abbiano con lei (invidia della bellezza? Tentativo di nascondere origini nobili o vecchie ricchezze che le appartenevano? Semplicemente soffrono di un disturbo di personalità?) ma è chiaro che Cenerentola è una diversa, non sta nel contesto. O meglio, preciso: è CONSIDERATA una diversa. Non porta abiti mal rammendati per sua scelta. Non ha atteggiamenti masochistici che spingono gli altri a darle degli ordini. Non si è data da sola un nomignolo che allude alla bassezza del suo status. Gli altri protagonisti della storia hanno deciso che è giusto così: Cenerentola va trattata in tale modo, è una verità semplice come il sole che sorge ogni mattina.
Direi che non c’è bisogno di sottolineare il paragone con l’evento di Verona: qualcuno ha deciso cosa è giusto e cosa è sbagliato, e vuole quindi COSTRINGERE qualcun altro a un modello di vita. Potrei dilungarmi su mille interpretazioni a livello psicologico e sociologico per spiegare questo meccanismo (ad esempio paura dell’altro, incertezza di sé che è proiettata al di fuori, poca conoscenza e diffidenza, violenza usata per tutelare una integrità vacillante) ma vorrei invece solo comunicare un fatto: il principe non arriverà. Il momento preferito di tutti, dove finalmente la protagonista è rispettata, amata, inclusa, non ci sarà nella vita reale: Cenerentola dovrà da sola alzare la testa, riconoscersi come capace, richiedere di non essere invasa dallo stile di vita altrui. Capiterà che non userà i modi giusti, si adirerà, in alcuni momenti vorrà rinunciare, ma deve farsi forza. So che sto diventando troppo retorico e melenso, quindi vado sul pratico: esprimiamo la nostra opinione se sentiamo che qualcuno sta scendendo in piazza per sminuire qualcun altro. Con un post su Facebook, una foto su Instagram, una chiacchierata con gli amici, una telefonata a un parente che abita vicino alle zone della manifestazione, ma non facciamo finta. Perché Cenerentola viveva reclusa, quindi nessuno avrebbe potuto difenderla. Ma quando certi atti vengono compiuti alla luce del sole, in mezzo a una piazza e con grande diffusione e convinzione, ignorare è criminale.
“Non più mesta accanto al fuoco
starò sola a gorgheggiar.
Ah fu un lampo, un sogno, un gioco
il mio lungo palpitar”
da “La Cenerentola ossia la bontà in trionfo” di Gioachino Rossini, libretto di Jacopo Ferretti, fine II atto.
Marco Aldegheri,
Socio Human in Progress
* LGBTQI: sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer e Intersessuali.
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