Quando mio nonno Benjamin respirava a pieni polmoni e guardava davanti a sé con un sorriso, la mia mamma – allora bambina – sapeva che suo padre ricordava Odessa.
E’ stato un nome magico per me fin dai primi racconti, di una città splendente di luce dove la terra fertile e verde si affacciava al mare.
E se dicevo “mio nonno viene dalla Russia” venivo subito corretta: dall’Ucraina.
Benjamin conobbe i tempi dello Zar, da studente attaccò le miopi crudeli ingiustizie di un sistema sociale rimasto feudale.
Odiava lo strapotere di una corte corrotta e i suoi lo mandarono a Londra a studiare, per evitargli la prigione o la morte.
Il giovane intellettuale assistette da lontano alla Rivoluzione e non tornò più in quella patria che appartenne poi per lungo tempo alle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
“Allora a Odessa si parlava il francese…cosa sarà della Crimea” c’era tanto dolore e nostalgia nelle sue parole.
E la storia è avanzata, fino alle Repubbliche che diventano autonome, alla terra Ucraina che ritorna ad una antica dignità, alla ricchezza di una cultura libera e di uno sguardo aperto sul mondo.
Il mio nonno ebreo Beniamino non vi è mai tornato, ma noi oggi possiamo creare una catena umana più forte di un ponte, che leghi questa Repubblica alle nostre a lei affini:
Terra d’Europa in Europa, per sempre!
Giulia Remorino Ibry.
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